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Forbice e nastro adesivo

Settimana corta
Momento di svolta nel modo di concepire il lavoro

In questi giorni si è discusso molto dell’esperimento pilota, condotto nel Regno Unito, in cui è stato proposto ad alcune aziende di introdurre una settimana lavorativa di quattro giorni. Gli ottimi risultati emersi hanno portato ad ipotizzare di riproporre lo stesso studio anche qui in Italia. 

L’idea di una riduzione in termini di giorni lavorativi nasceva già a partire dagli anni ‘90 e una delle promotrici era stata proprio Juliet Schor, economista e docente presso l’Università di Boston, con la pubblicazione del suo libro The Overworked American in cui metteva in luce quanto l’orario di lavoro si stesse intensificando. I risultati che sono emersi erano preoccupanti in quanto la quantità del tempo speso a lavorare non era proporzionata alla produttività. Proprio per questo motivo la sua proposta è stata di provare a ridurre il ritmo lavorativo, ma mantenendo lo stesso salario, per promuovere un benessere di cui l’individuo e l’azienda avrebbe verosimilmente beneficiato. 

L’idea della settimana lavorativa come la concepiamo oggi nasce infatti nel secolo scorso con il suggerimento di Harry Ford di introdurre nelle sue fabbriche una suddivisione lavorativa di 8 ore per 5 giorni alla settimana. È evidente come questo concetto sia forse oggi da “riaggiornare”: le 40 ore settimanali hanno fatto il loro tempo. 

Dallo studio pilota del Regno Unito, ma anche da quelli che si stanno susseguendo in vari stati dal 2014 circa, emerge infatti che le persone appaiono molto più soddisfatte del proprio lavoro. Le osservazioni emerse segnalano che la riduzione del monte ore settimanale potrebbe essere una soluzione ad un'ampia varietà di problemi, non solo relativi alla singola azienda. Sebbene i risultati varino, le ricerche mostrano un netto aumento della sensazione di benessere; da varie indagini sono emersi vari cambiamenti tra cui: un calo dello stress, maggior apprezzamento del proprio lavoro e un maggior equilibrio tra vita lavorativa e personale. Alcune delle sfere che ne traggono maggiore beneficio sono dunque: 

  • Ambientale: se, ad esempio, nel Regno Unito venisse implementata questa riduzione della settimana lavorativa si assisterebbe ad un decremento delle emissioni del 20%. Lavorando quattro giorni, si riduce ovviamente il pendolarismo, ma anche lo stress ad esso correlato che porta spesso a malumori. Inoltre dobbiamo tenere conto che quando le persone sono sotto pressione, tendono a scegliere modalità di spostamento e attività quotidiane più rapide e più inquinanti. Al contrario, quando hanno più tempo a disposizione, anziché denaro, tendono ad avere un minore impatto ambientale.

  • Salute: si assiste ad un drastico calo di problematiche legate ad ansia, insonnia, burnout, che spesso possono portare i lavoratori ad abbandono o a richiesta di giorni di malattia che in questo caso sono calati di 2/3. Un minore burnout riduce quindi i costi salariali, gli errori e i servizi scadenti. Senza contare un aumento del benessere del personale che è più propenso ad un aumento della produttività. Da un test condotto da Microsoft in Giappone emerge come la produttività sia aumentata del 40%.

  • Diminuzione di licenziamenti. La capacità di trattenere i lavoratori è aumentata: si assiste ad un calo del 57% degli abbandoni del posto di lavoro in un’epoca in cui assenteismo e abbandono risultano essere elevati. La diminuzione del turn over porta inoltre ad una qualità del lavoro nettamente superiore oltre anche alla sensazione di maggior stabilità economica da parte del lavoratore che non si sente costretto a lasciare il lavoro e che porta anche spesso poi ad un’idea generativa in termini di progettualità. 

Riflessioni sul tema appaiono sempre più rilevanti se vengono contestualizzate nel periodo della pandemia e in quello successivo che ha fatto da spartiacque tra la vecchia concezione del lavoro e un’idea più innovativa e funzionale di riduzione della settimana e delle modalità di svolgimento. Questo nuovo assetto lavorativo avrebbe un forte impatto soprattutto nel panorama italiano in quanto il livello di insoddisfazione, secondo lo studio dei sondaggisti di Gallup, è tra i più bassi al mondo, solo il 4% delle persone è infatti soddisfatta del proprio lavoro. 

In molti paesi il lavoro sta diventando sempre più impegnativo, andando a compromettere elementi che invece sono indispensabili per una buona prestazione come il grado di soddisfazione, la salute psico fisica e la percezione di essere riconosciuti per il proprio contributo. A fronte dello stress pandemico, sarebbe dunque importante risanare la qualità della vita e dei rapporti sociali. Gli effetti positivi trovano rilevanza anche a livello fisico: avere più tempo per seguire la propria salute crea una condizione di benessere che favorisce non solo il lavoratore, ma la stessa azienda.

Sebbene i dati delle ultime ricerche aiutino a dare chiarezza alla situazione, The Guardian, quotidiano britannico, si è fatto portavoce di dubbi e perplessità rispetto a questa nuova strutturazione della settimana, chiedendo come si possa passare dall’esperimento alla pratica. Ovviamente è normale porsi degli interrogativi rispetto a quali potrebbero essere i punti negativi di questa nuova proposta. L’aspetto che viene maggiormente criticato è il fatto che la riduzione della settimana lavorativa non corrisponderebbe a una riduzione della mole di lavoro. È altresì vero che la qualità del lavoro e i tempi di svolgimento migliorerebbero se il lavoratore fosse più motivato, come ipotizzato da questa nuova prospettiva. In ogni caso gli aspetti critici appaiono esigui rispetto a quelli positivi, per questo motivo sembra che la proposta possa in qualche modo essere in linea con le prospettive future. 

Strano a dirsi, ma la pandemia ci ha aiutato a comprendere - o meglio a ricordare - come ogni epoca ha bisogni diversi che dovrebbero essere ascoltati e accolti per progettare interventi volti ad aumentare il benessere sul lavoro e per il lavoratore. Fortunatamente sta aumentando sempre di più l’attenzione sul benessere personale e psicologico e per questo motivo diventa essenziale dare la possibilità di vivere una vita che possa dare benefici su più piani, da quello personale a quello lavorativo. 

 

  dott.ssa Alessia Bongianino   

dott.ssa Stefania La Spada    

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